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Terra dei fuochi, Triassi: tutti devono collaborare

Oncologia Redazione DottNet | 21/11/2018 18:37

Il progetto Epica legato ai tumori in Campania comporta l'attenzione di tutti, a partire dai medici di famiglia

«Periodicamente il “problema” Terra dei Fuochi costituisce materia e terreno di confronto-scontro sui dati epidemiologici. Eppure la materia suggerirebbe grande cautela e grande rispetto per una patologia grave e  per la quale fornire dati scientificamente sicuri è un imperativo categorico, date le corde emotive che questa malattia muove nella popolazione». Così Maria Triassi (direttore del Dipartimento di Sanità Pubblica della Federico II rispetto alla polemica legata al progetto "Epica", relativo al monitoraggio dei tumori in Campania. «Fornire dati epidemiologici sui tumori non è impresa  semplice – dice Triassi - a cominciare dalla sicurezza delle diagnosi, passando per l’esaustività della rilevazione dei casi e finendo con le  standardizzazioni necessarie per effettuare confronti nel tempo, nello  spazio e tra aree geografiche. La Regione Campania ha sostenuto uno sforzo enorme per implementare i Registri Tumori su base provinciale,  incardinandoli giustamente nei Dipartimenti di Prevenzione che, unici in Italia, comprendono anche i Servizi di Epidemiologia e Prevenzione».

L’esperta evidenzia come allo sforzo di implementazione si è aggiunto quello della validazione scientifica dei Registri da parte dei AIRTUM, organismo deputato a farlo su base nazionale. Lo sforzo ha comportato anche una vasto investimento sulla formazione degli operatori, alla raccolta, alla codifica e al trattamento dei dati epidemiologici. «Perché sui dati epidemiologici, sui tumori non si scherza e né ci si può permettere di sbagliare. La Regione Campania non può che continuare su questa strada avendo investito sui Registri Tumori come strumento scientificamente più valido per fornire risposte alla popolazione attraverso la metodologia più corretta possibile».

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È altrettanto chiaro che i Registri Tumori, per poter funzionare bene e dare le necessarie risposte, hanno bisogno dello sviluppo di una epidemiologia diffusa sul territorio che comprenda l’ottimizzazione delle collaborazioni e la messa in rete con i Medici di Medicina Generale e del Territorio, che rappresentano il front-office del paziente e dei cittadini e spesso sono i primi a venire a conoscenza di una sospetta patologia. Con le strutture ospedaliere, i referti diagnostici, i dati relativi alla migrazione sanitaria. Maria Triassi evidenzia come «il dibattito acceso sull’opportunità di utilizzare uno studio di prevalenza come EpiCa, che pur rappresenta un lodevole esempio di impegno spontaneo di gruppi di Medici di Medicina Generale, non può essere sostitutivo né un doppione del Registro Tumori per una serie di motivi. In primo luogo rappresenta comunque un sistema per sua definizione “parziale” di rilevazione in quanto nasce su basi spontaneistiche e non è un  dovere di ufficio del Medico di Medicina Generale che, non può essere costretto ad impegnarvisi. Il dato epidemiologico e, ancor di più, quello di epidemiologia oncologica necessita di validazioni che garantiscano la sicurezza del risultato e quindi dell’informazione. Pertanto, dal momento che i professionisti campani hanno a cuore la verità e la correttezza e non il protagonismo individuale e di categoria, è necessario cooperare tutti al funzionamento dei Registri Tumori: la collaborazione dei Medici di Medicina Generale come quella degli Ospedalieri e degli Universitari, è fondamentale affinché la conoscenza epidemiologica dei tumori in Campania abbia giusta dignità e sia veramente al servizio dei cittadini. Se vi sono dei fondi da utilizzare – conclude Triassi - vanno concentrati per il potenziamento di quanto è già stato costruito e non per creare doppioni o strumenti concorrenziali degli attuali di organismi epidemiologici che non sarebbero utili per l’obiettivo difficile che abbiamo: la costruzione di una Epidemiologia al servizio della Prevenzione parallelamente gli investimenti devono essere indirizzati alla vera Prevenzione nell’ottica della promozione dei corretti stili di vita e del potenziamento degli screening oncologici. Tutto il resto rischia di essere protagonismo e colpevole spreco di risorse».

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